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La frattura dello scafoide della mano: un grattacapo

Lo scafoide rappresenta il cardine del movimento del polso e la sua frattura ha da sempre rappresentato un grave problema. La frattura avviene per caduta diretta sul palmo della mano. Il trattamento classico prevedeva infatti immobilizzazioni in gesso intollerabilmente lunghe (fino a 90 giorni) e non dava certezza di guarigione, la mancata consolidazione della frattura si verificava nel venti-trenta per cento dei casi: una percentuale drammaticamente alta. Finora per riparare o danni provocati dalla rottura di questo piccolo ma importante osso della mano bisognava portare il gesso per decine di giorni e poi, comunque, non si era sicuri della guarigione. Ora invece i danni si riparano perfettamente con un piccolo intervento in anestesia locale. Artefice del successo è l’impiego di un mezzo di sintesi metallico. Si tratta di una minuscola vite costituita da una speciale lega metallica che permette di avvicinare i frammenti tra loro comprimendoli. Tale vite, nota come vite di Hebert, permette di rinsaldare l’osso in circa trenta giorni mentre prima ci voleva un massimo di 90 giorni, con rischio di dover operare la frattura dopo. Oggi dopo aver inserito la vite nello scafoide con un piccolissimo accesso chirurgico la frattura è tenacemente unita tanto da potersi addirittura considerare funzionalmente guarita. Prima di procedere con l’operazione è obbligo una visita ambulatoriale dal medico specializzato in questo tipo di chirurgia per valutare il tipo di caso e programmare l’intervento. Infatti il trattamento prevede il ricovero in Day Surgery. L’intervento dura mezz’ora e si esegue in anestesia loco-regionale, cioè dopo aver praticato un’iniezione nel cavo ascellare che addormenta e rende insensibili per due o tre ore i nervi della zona trattata. Per 35 giorni il paziente deve tenere una valva gessata di posizione al polso. I risultati della casistica internazionale, di chi usa questa vite sono eccezionali: la guarigione è alta. Soprattutto i giovani sono i più colpiti perché, la frattura dello scafoide si verifica con molta facilità negli sport di contatto, come il pugilato, le arti marziali, il rugby, ma anche la pallavolo e la pallacanestro. Non dobbiamo dimenticare che è frequente anche come conseguenza di un infortunio sul lavoro. Il trattamento chirurgico è indicato nel 90% delle fratture dello scafoide, perché evita successivi rischi di scomposizione che renderebbero l’intervento più cruento e indaginoso. E’ consigliabile effettuarlo in tempi brevi nell’arco di una settimana con il grande e non indifferente vantaggio di ridurre i tempi di immobilizzazione a un massimo di trenta giorni e con una ripresa funzionale del polso quasi completa e con un celere ritorno alle proprie mansioni di lavoro.
Foto 1: vite di Hebert nello scafoide.
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