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LA DISTORSIONE DI POLSO O DI UN DITO: UNA PATOLOGIA DA NON TRASCURARE

LA DISTORSIONE di POLSO o di un DITO: un male da non sottovalutare.

 

Nel nostro Paese, purtroppo, la frase «ho delle aderenze» fa pensare a qualcosa di positivo: appoggi che contano, spintarelle per fare carriera, raccomandazioni per trovare un lavoro. Quanto queste aderenze siano davvero una bella cosa non è argomento dell'artcolo. Ma ce ne sono altre, di sicuro detestate da tutti: le "cicatrici interne" che creano problemi articolari e/muscolari. Si formano come le cicatrici che vediamo sulla pelle e sono dello stesso tipo di tessuto fibroso, non elastico, duro. Le più comuni, ma meno moleste, sono quelle che possono formarsi superficialmente, subito sotto una ferita, quando guarisce. Toccandola, sentiamo muovere anche il tessuto sottostante e circostante in modo strano. Massaggiandola con un po'di pazienza, frequentemente e per un periodo di tempo abbastanza lungo, le cose in genere migliorano parecchio, ma per cicatrici di una certa importanza è meglio chiedere il parere di un chirurgo della mano e poi l'intervento di un fisioterapista. In questo caso, le aderenze sono fra strati della cute e, a parte il fastidio ed eventualmente una sensazione di tensione, non provocano serie conseguenze. Quando invece interessano piani più profondi, formandosi tra muscoli e/o articolazioni, possono provocare dolore e compromettere la normale funzionalità, cioè ridurre il movimento. Succede in seguito a un trauma, uno stiramento, un intervento chirurgico o quando siamo costretti a tenere immobile una parte, con un tutore o un gesso. La cosiddetta "spalla congelata" viene da aderenze che sì formano tra tessuti articolari. Fa un gran male e se non s'interviene per tempo può bloccare del tutto il movimento. Piuttosto comune è anche quella che chiamiamo "gomma", che si forma in seguito alla distorsione di una caviglia, di un polso o di un ginocchio: in realtà, sono tessuti ormai "incollati" tra loro, che hanno perso la capacità di scivolare uno sull'altro permettendo la normale funzionalità dell'articolazione.

Aderenze gravi. I tempi sono molto importanti, nel caso di aderenze, perché diventano sempre più difficili da trattare e da risolvere. Il momento critico inizia intorno ai 4-8 mesi dal momento dell'infortunio; dopo un anno diventa quasi impossibile rimuoverle. Qualcosa si può fare, per alleviare la tensione e dare un po' di elasticità al tessuto fibroso. Ma non si può farlo scomparire. Intervenendo in tempo, invece, si cura innanzitutto lo stato infiammatorio con terapie fisiche come laser, Tecar e tecniche con fibrolisori, così si può ridare mobilità al muscolo o all'articolazione, aggiungendo anche manipolazioni ed esercizi specifici. È uno dei motivi per cui, dopo un trauma o un intervento chirurgico, è sempre bene far valutare anche a uno specialista della mano, ortopedico la situazione. Non è detto che nel ginocchio ingessato o nella spalla bloccata dal tutore si formi un'aderenza grave. Ma se capita e non si fa nulla di riabilitativo, il movimento diventa difficile e con dolori anche importanti.
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